La Zampa: “Sindaco solo, colpa del partito”
La deputata prodiana attacca: “democratici immobili in mano alle correnti”
Intervista di Silvia Bignami a Sandra Zampa su La Repubblica (ed. Bologna) del 22 giugno 2016
«Il Pd, anche a Bologna, apra subito una seria riflessione. Non è tempo per nessuno di autoassoluzioni. Il sindaco è stato spesso lasciato solo e abbiamo pagato il prezzo di un partito che convince sempre meno». La deputata prodiana Sandra Zampa parla del «brutto campanello» suonato anche per il Pd di Bologna, in vista della direzione di lunedì.
Zampa, quindi è colpa anche del Pd bolognese?
«Si sono sommati elementi nazionali, ma non può non esserci una responsabilità del partito locale. Nelle periferie dove dovremmo essere più presenti, noi non ci siamo. La colpa è nostra».
Chiede il congresso a Bologna?
«Non penso sia il momento del congresso. Quando lo faremo dovremo però scegliere una strada ben diversa da quella percorsa quando è stato eletto il segretario Critelli, con un patto tra correnti. Dagli accordi tra pochi si esce indeboliti. Oggi invece è necessario aprire un confronto e mettere in discussione quel che non va. Penso ad esempio ai circoli, al calo degli iscritti, al senso di comunità, a chi si è allontanato da noi e con troppa faciloneria è stato dato per perso. Al punto che ora chi un tempo ci era vicino non voleva saperne di votare Merola, nemmeno davanti alla Lega».
Il sindaco è stato lasciato solo dal Pd, per lei?
«Sì ed è l’ esito di un partito fatto in correnti. Ormai persino le iniziative sono fatte “per corrente”. Merola è dovuto andare una volta dai renziani, una volta dai cuperliani, e via dicendo. Ci sono pure le sottocorrenti, che fanno capo a dirigenti locali. Non c’ è l’ idea di una comunità. Il patto non scritto, anche a Bologna, è che si mettono insieme i pezzi di partito.
L’ Ulivo è nato per fare sintesi. La somma dei pezzi non è la stessa cosa».
Andrea De Maria chiese la “verifica” a Merola. Lei la chiede al Pd?
«Non parlo di verifica, ma di confronto vero sì. Lo dirò lunedì in direzione. Bisogna unire un centrosinistra che voglia condividere una cultura di governo. E parlare a quella sinistra che al ballottaggio ha avuto davvero a cuore il futuro dei più deboli e per coerenza coi propri valori ha votato Merola. Non farlo significava non “punire il Pd”, ma “punire i ceti più fragili” che avrebbero pagato le conseguenze di una giunta leghista».
Le “correnti” ora sono in pressing su Merola per la giunta.
«A Virginio consiglio coraggio e libertà. Faccia le scelte migliori per la città, non per il Pd».